domenica 3 gennaio 2016

Stai posando dei mattoni o stai costruendo un pozzo?

In una zona arida dell'Africa ci sono tre uomini al lavoro, sotto il sole cocente.
Un bambino si avvicina e, rivolgendosi al primo uomo che sta scavando con una pala nella dura terra, chiede: "cosa stai facendo?"
L'uomo asciugandosi la fronte risponde: "Sto scavando, non lo vedi? Mi pagano per questo."
Il bambino prosegue e si avvicina al secondo uomo, che sta posizionando dei mattoni di fango essiccato uno accanto all'altro e gli fa la stessa domanda.
L'uomo risponde: "Mi pagano per posare dei mattoni in circolo, ed è quello che sto facendo."
Il bimbo continua a camminare e raggiunge il terzo uomo, quello che prepara i mattoni di fango e li posiziona al sole per farli seccare. Anche a lui chiede "cosa stai facendo?"
Il terzo uomo risponde:
"Sto contribuendo a costruire un pozzo che offrirà acqua gratuitamente a tutti gli abitanti dei villaggi qui intorno."

Chi dei tre uomini credete sia il più motivato a recarsi al lavoro ogni mattina?

Esistono due qualità di motivazione per spingerci a fare qualcosa:
  1. ESTRINSECA
  2. INTRINSECA
Nella prima i fattori predominanti ci vengono dati dall'esterno e sono: lo stipendio, gli aumenti di stipendio, l'avanzamento di carriera, la gratificazione dei capi, la posizione sociale che possiamo raggiungere, ecc.

Nella seconda si lavora per il piacere personale, per le gratificazioni che ognuno di noi si prende in modo autonomo, a prescindere dalle opinioni di capi o colleghi. 

Chi lavora in team e vive una motivazione intrinseca si muove più facilmente nella consapevolezza di appartenere a un gruppo, dà valore al proprio lavoro come contributo e si realizza insieme al gruppo, quando viene raggiunto l'obiettivo, è stato risolto il problema che mandava in crash il server o quando il cliente accetta un'estensione del contratto, anche se da questa estensione non ricaverà profitti strettamente personali.

Quando abbiamo una motivazione intrinseca e lavoriamo per l'azienda XYZ SPA, indossiamo volentieri la t-shirt o il cappellino con il brand XYZ: siamo fieri di appartenere a un gruppo che ha questo logo. 

Lo facciamo anche se il brand non rappresenta un simbolo prestigioso (ovvio che chi lavora per Nike, per Ferrari o MTV indossa volentieri l'abbigliamento personalizzato dell'azienda, seppur privo di una motivazione intrinseca) e a meno che non si tratti di un'agenzia di pompe funebri o di un'impresa addetta agli spurghi, ovviamente.

Ognuno di noi, nell'arco di una vita aziendale, oscilla molte volte tra queste due fasi: in alcuni momenti ci piace il nostro lavoro al punto che troviamo gratificazioni all'interno di ciò che facciamo o di come lo facciamo. In altri momenti abbiamo, invece, bisogno di forti motivazioni esterne e conferme da parte dei capi o dell'azienda stessa.

Tuttavia la qualità del nostro lavoro dipende in maniera preponderante dalla nostra motivazione e un buon leader dovrebbe saper accendere le motivazioni intrinseche di ogni singolo collaboratore, sempre che questo non si chiami PINO LA LAVATRICE e chieda di continuo: "tu dimmi cosa devo fare... ed io lo faccio", nel qual caso forse è da rivedere la selezione del personale.

Sollecitare qualcuno ad essere parte di qualcosa di grande, farlo partecipe dei progetti in una visione d'insieme, può attivare la sua motivazione intrinseca. 

Quando l'individuo si sente isolato nel proprio lavoro, come fosse la rotella di un grande ingranaggio che non si mostra mai per intero, allora è difficile che provi passione per il proprio lavoro e ne va di mezzo la qualità di quest'ultimo.
È così che si creano i timbratori di cartellino.










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